Vuoto Proprio_Conversazioni

 

La giornata seminariale è strutturata come una conversazione allargata a diverse prospettive disciplinari ed a molteplici pratiche e ricerche artistiche, intorno al tema del vuoto.

Con uno sguardo aperto al pensiero critico, si è trattato il tema del vuoto urbano svincolato/emancipato dalla “poetica dello scarto”, inscrivendolo in una riflessione più ampia sul concetto di vuoto come luogo dell’essere-in–potenza, della spazialità di movimento e di creatività infinita, a partire dal contesto specifico della città storica di Napoli.

Con le Conversazioni del Vuoto Proprio si è dato inizio ad un processo esposto alla contaminazione trasversale tra saperi teorici e pratici, capace di aprire alla dinamica dell’incertezza e alla scoperta di altre prospettive di pensiero e di azione.

Saranno proprio le soglie o bordi sfumati, in cui diversi livelli di attività interagiscono, a dare un corpo all’idea del progetto, con l’intento di fornire suggestioni e strumenti utili a direzionare il lavoro successivo svolto all’interno dei tre macro-laboratori condotto dal 21 gennaio al 2 marzo e che avranno come oggetto di indagine alcuni particolari vuoti urbani napoletani.

Cinque, sono le pratiche raccontate o agite durante la giornata di studi del 19. Queste pratiche fungono da innesco ad altrettante conversazioni che coinvolgeranno gli studiosi invitati e il pubblico.

 

CONVERSAZIONE_0
Il vuoto perfetto comincia a Napoli, città della re-invenzione e del re-inizio, la cui dimensione culturale e il cui tessuto urbano sembrano poter accogliere una declinazione non “egemonica” del vuoto e dello spazio. Napoli diventa così un laboratorio dove sperimentare nuove categorie di lettura e pratiche inconsuete, dove mettere alla prova un dispositivo – replicabile – d’attivazione dello spazio urbano vuoto. Questo dispositivo rimanda ad una particolare modalità di trasformazione che sia capace di amplificare la natura del vuoto, lavorando sull’equilibrio dinamico tra ciò che uno spazio è e ciò che continuamente potrebbe essere: smontare e rimontare un vuoto, uno spazio del desiderio e per l’immaginario. Ripetere l’assenza. Fare spazio senza fare volume.

CONVERSAZIONE_1
“La cartografia potenziale, lei, proietta i suoi mondi a partire della carta. Li proietta in funzione di regole che lei stessa inventa per organizzare la carta alla sua convenienza. Là, risiede il suo compito. I suoi metodi possono essere tanto rigorosi quanto quelli dei geografi, geologi, astronomi o ingegneri, però dimostrano sempre un’intenzione ferocemente nonutilitaria: per il potenzialista, la carta non rende conto d’alcun territorio, e meglio è non ancorarsi su di lei per intervenire nel mondo esteriore. Lei stessa è il suo territorio, è il mondo ed è in lei che lo spettatore viaggia”.

CONVERSAZIONE_2
Opus Infectum è per gli antichi romani il termine (dispregiativo) usato per indicare architetture non terminate; Opus Infectum è la forma in cui confluiscono-approdano diversi lavori nel novecento fra arte e filosofia e che D. Mennillo pone come perno centrale della sua ricerca per la realizzazione dell’installazione artistica Abrègè d’Histoire Figurative, realizzata in diverse tappe e luoghi a Napoli fra il 2011 e il 2018.

CONVERSAZIONE_3
Il tessuto urbano contemporaneo è ricco di spazi residuali come risultante dei processi di urbanizzazione. Sono spazi di grande valore potenziale, pronti per accogliere diversità biologica e culturale. In questo senso il termine vuoto è da intendere al suo opposto, come un pieno di opportunità in attesa di cominciare sempre un nuovo ciclo. Riconoscere e valorizzare questi spazi mettendo in tensione natura e società attraverso pratiche artistiche e progettuali, è lo scopo di questo intervento basato sulle esperienze di ricerca e azione performativa di questi ultimi anni, soprattutto con i paesaggisti di Atelier Coloco.

CONVERSAZIONE_4
Plants sprout and grow unofficially throughout forgotten or empty spaces of cities. They can reflect a complexity of the city that may not be part of the official history of the city. Maria Thereza Alves will discuss her work, Wake, which is an investigation based on the botanical history of the possibilities of the arrival of seeds by animals, wind, people and any other accidents of history in a city.

CONVERSAZIONE_5
I will talk about three different projects which I have done in the past ten years. The first is a show I did in Trento in a large unused space. For several weeks I gathered rejected objects such as truck tires, old refrigerators and furniture. I then grouped these objects into intimate committees, spaced far from each other so that objects with different histories might begin new conversations with each other.
In Copenhagen, with a group of students from the academy, I conducted expeditions around the city looking for and exploring vacant areas that were either too small or too strange to be commercially used. These spaces we called Gordon Matta Clark Memorial Parks. In one such space, in the heart of the city, I found a Stone Age ax head.
I will also talk about, “1000 magic objects that keep the world together” , which was an edition done with Cujo in 2011 and organized by Andrea Lissoni and Andrea Amichetti.

CONVERSAZIONE_6

Il chitarrista Marco Cappelli ed il polistrimentista Louis Siciliano Aluei svilupperanno per IL VUOTO PROPRIO una riflessione parlata/suonata sul tema del “vuoto nell’architettura sonora”, lungo un percorso che imprescindibilmente partirà dalla pietra miliare posta da John Cage con il suo 4′:33”. Da qui si dipanerà una conversazione sonora che indagherà – attraverso pratiche improvvisative – la funzione del vuoto/silenzio/pausa nella costruzione/fruizione dell’esperienza uditiva. Condizione indispensabile per esperire il pieno è dunque il vuoto: ciò accade in qualsiasi struttura linguistica/comuncativa e si esprime in musica opponendo al suono il silenzio, alla densità la risonanza, all’azione la contemplazione.

PROIEZIONE IN LOOP
“Waiting Land” è una matrice, un ambiente che rimanda a un’altra funzione o ad un altro luogo. Una matrice può simulare sia il comportamento che la forma. Può seguire una procedura. Può sostituire temporaneamente qualcosa che non è ancora accaduto. La matrice è un terreno di prova per la prossima calamità, per futuri alternativi, per la prossima carcassa che si risveglierà dall’oblio, per l’inevitabile amnistia, per la trasformazione alchemica del cemento in oro.
“Waiting Land” è allo stesso tempo un luogo ed una condizione. Si manifesta attraverso spazialità scarne ed immagini a bassa risoluzione e mostra il paesaggio come immagine del mondo e di ciò che vi accade.
E i mezzi impiegati per mapparlo producono risultati variabili: economie sommerse, politiche opache, simulazioni di modelli inesistenti.